La nostra vita riparte da un dolore.

Senza aggettivi: non servirebbero a nulla.

La nostra vita riparte dal suo sorriso , dal suo affetto sincero, dall’indimenticabile piacere del ritrovarci.

Era il mio mito di bambino.

A lui non l’ho mai confessato.

Ma lo sapeva benissimo.

Il ricordo di Luciano Roberti.

 

 

 

 

 

C’era una meravigliosa Famiglia ed un indirizzo fisso per tutte le sere ed i giorni di Festa.

Via Prisciano 1.

Tutti lì, a raccontarci e vivere in allegria, ogni giorno, la nostra vita.

Proprio come al Casale Bolletta.

Io lì, a Via Prisciano 1, ci sono praticamente nato e cresciuto.

Prima Nonna Iride e Nonno Venanzio, poi Zia Ada e Zio Antonio.

Zia Iva, Zio Rolando.

Mio Padre.

Arrivò un pomeriggio con un 45 Giri nero ed arancione.

Lato A: Emozioni.

Lato B: Anna.

Tutti intorno al giradischi.

1970.

Facilissimo, per un ragazzino di 11 anni, “innamorarsi” di Aldina, Rita, Andreina.

Facilissimo “innamorarsi” di Lucio.

Sempre elegantissimo, con la sua vespa azzurro mare ( durò poco, credo a causa di rimediato spavento).

C’era via Prisciano 1, ci sarà sempre il nostro Casale.

I giubbotti a tasche invertite, le Adidas Rome, il racconto del viaggio a Londra, il patchouli.

Mi ritrovavo spesso, grazie a lui, camicie e magliette inimmaginabili.

La musica dal cubo rosso, le serenate, il Piper.

Bellissima ed abbronzatissima, bandana in testa, arrivò Lucia.

In tre, ad imbiancare la stanza al secondo piano.

La Roma.

Verde Rocca.

A volte i ricordi sono solo delle illusorie impalcature che usiamo per tentare di sorreggere affetti inevitabilmente consumati dal tempo e da una triste, spesso volontaria indifferenza.

E la morte funge quasi sempre da inesorabile evidenziatore, sottolineandoci drammaticamente la realtà.

Ma io che una bella fetta della mia vita fosse Lucio l’ho sempre saputo e non l’ho mai dimenticato.

Nati lo stesso giorno.

Lucio mi ha dato tanto.

Io, in fondo, meno di zero.

Lucio mi ha insegnato quanto straordinariamente preziosa ed importante possa essere la normalità.

Normalità: non superficialità.

Sempre il massimo dell’attenzione, sempre sul pezzo.

Sapeva ascoltare.

Per lui sarò sempre Ianni.

Me lo gridava e me lo griderà ogni volta che al Casale le mie finestre saranno aperte.

Lucio mio, adesso sono un pò più vecchio ed un po’ più stanco.

Un po’ più solo.

Ti cercherò, ogni volta che potrò.

Mi sorriderai come solo tu sai fare.

Bocca chiusa, occhi spalancati, nel viso l’indimenticabile, divertito stupore.

E mi griderai, sotto le mie finestre…

Iaanniii !!!...Che sfiga…”.

 

G.B.



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