Museo della nostra terra - Ocre (Leonessa - RI) 

Inquadramento storico-geografico

Ocre è una delle 37 frazioni che coprono i circa 50 kmq di superficie del territorio del Comune di Leonessa, che sorge a 974 metri di altitudine sul versante meridionale di un altopiano appenninico, detto appunto leonessano. L’altopiano è circondato da massicci e catene montuose, fra cui si distinguono le vette del monte Terminillo (2216 m) e del monte Cambio (2081 m), disposte ad anfiteatro a sud della città e altre montagne, fra cui , a ovest, il monte Tilia (1775 m) e il monte Corno (1735 m), a sud il monte Catabio (1731 m), il monte La Croce (1626 m), il Colle Prato Pecoraro (1817 m), ad est, il monte Boragine (1829 m), e a nord, già in territorio umbro, il monte Aspra (1652 m). 
L’altopiano leonessano è tagliato da sud a nord da un affluente del Nera, il Tascino-Corno, che origina dal Terminillo e ha regime torrentizio: insieme al Fuscello, infatti, questo corso d’acqua non riesce a essere costantemente alimentato dalle pur numerose sorgenti. La zona è interessante sul piano geologico, con fenomeni carsici, calcari di diversa natura, testimonianze di glaciazioni del Quaternario e del Wurmiano. Di particolare interesse paesaggistico sono, invece, la gola di Vallonina-Valle del Meta, la valle del Fuscello e i prati di San Vito.

Il Comune di Leonessa è raggiungibile da Rieti con la strada statale 521 che passa per Morro Reatino, o con la statale 471 che sale da Posta (sulla Salaria, all’altezza delle Gole del Velino). Meno praticabile perché chiusa al traffico nei mesi invernali la strada che proviene dal Terminillo.
Leonessa si trova in posizione di confine tra Lazio, Umbria e Abruzzo,  ed è più vicina a  Terni (44 km), all’Aquila (67 km) e ad Ascoli Piceno (100 km ) che a  Roma (120 km).

Come il resto del territorio leonessano, Ocre ha subito negli anni un forte processo di spopolamento, anche se con la riscoperta turistica del Terminillo, il Comune di Leonessa, che presenta oggi (secondo i dati della Regione Lazio) un abitato stabile di 2.677 persone, registra attualmente 35.000 presenze in periodo estivo, e mira a una riqualificazione territoriale che, oltre alle tradizionali attività di agricoltura e pastorizia, potenzi attività nuove,  come la raccolta e il commercio del tartufo, l’industria turistico-culturale, l’impiantistica legata agli sports invernali.

Dal punto di vista storico-artistico, si segnala in particolare a Ocre la presenza di due chiese: la più antica, ora cimiteriale, è dedicata a S. Paolo. Fu eretta nel 1364 per volontà  di Lallo di Nicola Scannolini. L’abside è decorata con affreschi del 1605.

Cenni sulle tradizioni popolari nel Comune di Leonessa

Il folklore di Leonessa si inserisce nella tradizione culturale delle Alte Valli del Velino, del Tronto e dell’Averno, che è quella tipica delle zone montane di tutto l’Appennino Centrale. La forte identità religiosa risente infatti della civiltà agricola e pastorale, mentre la particolare configurazione di città di origine demaniale e posta in zona di confine ha fatto assumere a Leonessa l’aspetto di un centro di passaggio di tratti culturali, più che di un vero e proprio ‘generatore’ di cultura. La vera caratteristica sembra essere proprio quella della varietà, della multiformità, dello scambio, che è data sicuramente dalla particolare natura di questa zona in cui sono distribuite ben 37 frazioni e che si trova nelle vicinanze dei vecchi tratturi usati per la transumanza.
La cerimonialità religiosa e profana si arricchisce allora delle numerose varianti riscontrabili nelle diverse frazioni del Comune di Leonessa.

Il santo patrono di Leonessa è S.Giuseppe cappuccino, la cui festa ricorre il 4 febbraio: nella notte fra il 3 e il 4 i leonessani (soprattutto uomini) vanno a fare la ‘veglia’ alla tomba del santo, dopo aver mangiato le fave benedette che ricordano un miracolo da lui compiuto. Altre celebrazioni in onore di S.Giuseppe si svolgono durante i mesi di luglio e agosto, quando sono presenti anche i cittadini emigrati.
Il ciclo cerimoniale invernale è ricco di altre celebrazioni, in linea con ciò che avviene in tutta l’Alta Sabina. Sentita fortemente è la messa di Natale, in cui assume particolare rilievo il presepio cinquecentesco della chiesa di S. Francesco. Il ciclo termina con le celebrazioni della Befana, qui particolarmente significative: il 5 gennaio gruppi di giovani vanno di paese in paese a cantar la  “pasquarella” (che presenta affinità con quanto avviene nel Lazio centro-meridionale), mentre il 6 viene celebrata la “Messa della bambina”, dalla cui partecipazione sono bandite le donne.
Un altro ciclo importante è quello della settimana santa, con la processione del Cristo morto, quella della Madonna addolorata e quella dei Sacramenti.

In estate si celebrano soprattutto feste in onore della Madonna (v. in particolare la Madonna del carmine il 16 luglio, festa comune a molti paesi della montagna appenninica) accanto ad altre di carattere civile, ispirate tuttavia in molti casi da motivi più turistici che tradizionali. Fra queste vi è il Palio del velluto, recentemente ripristinato dalla Pro Loco, che ebbe origine addirittura nel 1464, all’interno della Fiera dei S.S. Pietro e Paolo, la più antica fra le importanti fiere e mercati di Leonessa dei secoli scorsi.

Una delle tradizioni popolari più tipiche, accanto alla cerimonialità religiosa e civile, è poi quella del “canto a braccio”, eseguito da poeti improvvisatori. Essa travalica i confini dell’altopiano leonessano ed è fenomeno caratteristico delle Alte Valli del Velino, del Tronto e dell’Aterno, da Posta, Cittareale, Accumoli, fino ad Amatrice, Campotosto, Montereale, e  si può collegare a quanto avviene in altre zone del Lazio, come la Maremma laziale e i Monti della Tolfa.
La cultura popolare si esprime, infine, attraverso musica e ballo. Il territorio leonessano presenta una forma particolare di “saltarello”, che la differenzia da Amatrice, mentre il patrimonio musicale non presenta una forte identità.

L’alimentazione tipica trae origine dalle attività economiche prevalenti: accanto alla produzione casearia, il farro, il tartufo e le erbe aromatiche rappresentano le principali risorse gastronomiche, mentre fra i cibi cucinati si segnalano in particolare gli sfusellati al sugo, il capretto al forno, il baccalà dolce con le castagne, gli struffoli di Carnevale.

Fra le iniziative museografiche o comunque riguardanti la cultura materiale, si segnala, oltre alla raccolta denominata “Museo della nostra terra” a Ocre, una più piccola raccolta in un’altra frazione di Leonessa, Villa Pulcini, riguardante l’ergologia tradizionale. Entrambe sono nate per volontà di privati.


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